Con sacchetto o senza? È questo il dilemma che attanaglia i consumatori di fronte alla vasta scelta di aspirapolveri disponibili sul mercato. Il funzionamento è simile, l’unica differenza è dove va a finire la polvere raccolta
Negli apparecchi che ne sono dotati, finisce nel sacchetto, appunto, che si butta via quando è pieno; nell’altro caso la polvere finisce in un apposito contenitore, da svuotare e lavare quando è pieno. Sulla base delle nostre prove possiamo dire che quelli dotati di sacchetto vincono di misura il confronto, soprattutto grazie a una maggiore efficacia nella pulizia dei tappeti (anche se bisogna dire che entrambi non brillano su questo fronte). Sono anche più facili da usare, in particolare nell’operazione di svuotamento e pulizia. Non ci sono grandi differenze nelle emissioni di polvere nell’ambiente durante il funzionamento, grazie ai filtri montati su entrambi i tipi di apparecchio, che ne trattengono le particelle.
Per i modelli senza sacchetto, però, i conti si fanno alla fine del lavoro: quando si svuota il contenitore che raccoglie la polvere, è inevitabile venire in contatto con ciò che è stato aspirato. Quindi, i filtri Hepa (High Efficiency Particolate Air), specifici per filtrare polvere e acari, che dovrebbero evitare emissioni mentre si aspira la polvere, sono pressoché inutili. Soprattutto per chi è allergico alla polvere, il nostro consiglio è di delegare l’uso dell’aspirapolvere a qualcun altro, per non correre rischi, e di ventilare la stanza dopo aver svuotato l’apparecchio.
La maggiore comodità degli aspirapolveri con sacchetto si paga, infatti questi modelli costano mediamente di più rispetto a quelli senza e richiedono anche la spesa aggiuntiva dei sacchetti per l’uso (si va da 0,50 a 1,50 euro a pezzo